L’incertezza si consolida e si rafforza, non così le prospettive di crescita. Sull’esempio del mercato in Veneto, alcune riflessioni sui sentiment di inizio anno
È vero che la “macchia di leopardo” pare sempre di moda, che la situazione congiunturale in una regione può essere differente anche in modo significativo da un’altra ma, a meno di qualche scossone al momento imprevedibile anche questo 2017 sarà un anno di purgatorio per l’economia di settore.
È anche vero che ai piccoli passi in avanti (o indietro) ormai dovremmo essere abituati, perché il mercato è questo. Anzi, con questa convinzione avremmo anche potuto ridisegnare i nostri progetti d’intervento, impostare budget raggiungibili, in nome di un realismo che fatica a prendere piede.
Non stupisce, eventualmente dispiace, leggere che nel 2016, secondo i rilevamenti dell’Ance regionale, il settore delle costruzioni in Veneto abbia perduto circa 14.000 lavoratori, che le imprese abbiano perso per strada oltre il 17% delle ragioni sociali (quasi 11.000), che la stima di crescita per quest’anno, valutabile in un +0,7%, sia chiaramente insufficiente, anche se si tratterebbe del secondo anno con un debole segno positivo, dopo dieci anni di decrescita.
Una certa responsabilità viene imputata al nuovo Codice degli Appalti e ai suoi cambiamenti normativi, ma se fosse solo per quello emergerebbe la fragilità della cultura d’impresa, incapace di adattarsi al cambiamento, tenendo sempre presente che le norme nel nostro settore sono tutto fuorché chiare e trasparenti, e probabilmente il vero problema è questo. In effetti c’è di più: ciò che davvero manca è la possibilità di lavorare in prospettiva, l’opportunità di valutare investimenti nel medio periodo… in sostanza, di capire quale mercato ci sarà domani. Non in senso lato, proprio domani.