Tempi duri per l’impresa generalista

19/07/16

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I clienti tradizionali della distribuzione edile rappresentano le aziende fra le più colpite dalla crisi. Alcuni dati estrapolati e commentati dalla ricerca del Centro Studi dell’Ance

Quando ci si chiede che fine hanno fatto i nostri clienti imprese, è opportuna una lettura dei dati sull’argomento, utilizzando ancora una volta la ricerca del Centro Studi dell’Ance. La situazione, negli ultimi otto anni, si è davvero deteriorata, un po’ per la reale mancanza di una vera politica economica dedicata alle nuove costruzioni, un po’ perché, mediamente, le nostre imprese non sono particolarmente specializzate (o non lo sono tutte, come leggeremo nei dati che andiamo a riportare) e le poche che possono vantare una qualifica, nella confusione attuale, rischiano facilmente di finire fuori mercato, perché il mercato non è ancora premiante, in questo senso.

I numeri duri e crudi e le percentuali statistiche dicono che il settore delle costruzioni coinvolge oggi 529.103 imprese. Nel 2008 erano 629.791. Quindi se ne sono perse circa 100.000, con un calo di circa il 16%. La percentuale degli addetti è invece maggiore: -28,2%, perché le imprese che maggiormente sono state penalizzate sono state quelle con più di un addetto.

Una risposta potrebbe essere quella che arriva dall’analisi dei vari comparti di attività. Nel 2014, infatti, nel nostro settore operavano 384.000 imprese che svolgevano prevalente attività di costruzione, su 529.000 circa. Se la flessione di quell’anno era stata, mediamente, del 3,8% su base annua, nello stesso periodo le imprese indicate alla voce “costruzioni di edifici” sono scese del 6,6%, quelle dedite all’ingegneria civile del 5,8% e quelle alla voce “demolizione e preparazione del cantiere edile” del5,3%. Anche le altre imprese, più specializzate, hanno fatto registrare flessioni, ma non in questa misura.

Ciò che si evince, ed è un messaggio preciso anche per la distribuzione edile, è che la specializzazione chiama specializzazione. Ben difficilmente, infatti, fra le 100.000 imprese che purtroppo hanno dovuto cessare la propria attività si trovano imprese specializzate nella ristrutturazione, nel recupero, negli interventi di risanamento ed efficientamento energetico. Chi ha pagato il prezzo più alto sono state le imprese generaliste. I clienti tradizionali della distribuzione edile.

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