Lo spirito naturalista e il recupero della dignità estetica urbana – sostenuti dagli incentivi fiscali del caso – stanno tratteggiando il mercato del futuro, se ancora ce ne fosse bisogno
Si parla molto di ripresa del mercato delle nuove costruzioni, ma oltre alla mancanza di un vero e proprio piano, che dovrebbe nascere dalla politica, assistiamo a un incremento delle attenzioni verso la limitazione dell’utilizzo del suolo che, secondo le intenzioni delle commissioni Agricoltura e Territorio in Senato, prevedono una diminuzione del 15% ogni tre anni di consumo del suolo, per raggiungere il traguardo di un consumo pari a zero nel 2050.
Sugli scudi, quindi, la rigenerazione urbana, che di per sé non è una brutta cosa. Recuperare le brutture decadenti che inquinano il paesaggio urbano e, contemporaneamente, realizzare nuove abitazioni, uffici, magazzini, come per esempio sta avvenendo a Milano per il recupero dei locali seminterrati, è comunque uno stimolo alla riqualificazione, destinato però solo a premiare il valore della produzione della ristrutturazione. Non ci lamentiamo, si fa quel si può.