Una lista con i nomi delle imprese virtuose, un altro passo avanti verso una migliore epoca di civiltà sociale. Provarci è necessario
Qualche tempo fa, l’Ance aveva realizzato una campagna di sensibilizzazione e uno slogan assai efficace che suonava più o meno: “meno lavoro nero, più lavoro vero”. È noto a noi tutti come il settore delle costruzioni sia particolarmente fragile di fronte all’illegalità: un po’ la criminalità organizzata, il dramma del caporalato – perché lo sfruttamento della manodopera è un dramma sociale – un po’ la furbizia congenita di molte imprese che sul “nero” hanno costruito le loro fortune non dichiarate, e così via, fino alla barzelletta dei materiali “fuori capitolato”…
Evidentemente, il problema esiste, e purtroppo crediamo che sempre esisterà. Ma l’Ance, e in cuor loro tutti gli operatori delle costruzioni che le tasse le pagano, non si arrende e pubblichiamo quindi la nota dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili che segue, tratta dal sito Internet storemat.it:
“Come scongiurare il rischio di infiltrazioni criminali nei cantieri? Ricorrendo alle “white list” e dando il via alle grandi riforme sul costo del lavoro. Ė questo il pensiero di Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance che, a Bari, ha parlato della situazione critica per gli imprenditori. Il pericolo che le imprese edili cadano nella rete dell’illegalità è alto, perché – secondo Buzzetti – “un operaio lo paghiamo 1.500 euro e all’impresa costa 3.800. Il lavoro nero dà una redditività spaventosa e quindi bisogna annullare questi grandi guadagni così facili in cui la criminalità organizzata si infila”.
”I nostri imprenditori non mancano di coraggio e di denuncia, ma non possiamo chiedere ai singoli di fare gli eroi. Già fanno gli imprenditori che è un atto eroico oggi nel Paese”. Ha detto ancora il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti.
”Noi proponiamo le ‘white list’, cioè la possibilità da parte delle prefetture di fare degli elenchi di ditte che siano chiare e funzionali alla prevenzione. In modo che le imprese possano scegliere con chiarezza nelle forniture. Naturalmente non si riesce ad applicarle su tutto il territorio nazionale. Comunque come associazioni, dall’Ance alla Confindustria cui apparteniamo, lo sforzo c’è”.
Non so perché, e il rammarico è fortissimo, ma più che una “lista bianca” a me sembra una “bandiera bianca” preventiva. Sì, lo sforzo c’è ed è anche rimarchevole, parlarne fa solo bene. Ma forse sono troppo vecchio per credere ancora in una svolta “civile” per il settore delle costruzioni. E, se è per quello, per tanti altri settori della nostra martoriata economia. In soccorso al diffuso senso di giustizia viene il cambiamento del mercato, la selezione naturale che sta un po’ cambiando i rapporti di filiera. Ma dice bene Buzzetti: non demordiamo.