Il 75,7% degli edifici presenti nelle zone sismiche è stato realizzato dal 1941 al 1990. Il 40% degli edifici situati nella zona di maggiore pericolosità è stato edificato prima del 1980
La prossima Legge di Bilancio dovrebbe estendere i sismabonus anche all’edilizia residenziale, case popolari comprese, delle zone colpite dal terremoto, soprattutto nei territori di massima pericolosità. Cifre e percentuali sono quanto mai eloquenti: il 40% degli edifici residenziali nelle aree a rischio sismico (zona 1) è stato costruito prima del 1980, quando ancora di antisismica non si parlava.
Per garantire l’adeguamento dei 1.100 edifici, è questo il numero evidenziato dalla ricerca Federcasa – ISI – sono necessari 400 milioni di euro, per fare un lavoro come si deve, oppure si può spendere anche meno, migliorando comunque le performance antisismiche. Viene quindi apprezzata l’intenzione del ministro Graziano Derio, che ha anticipato nei giorni scorsi questa volontà, anche se, come sempre, dovremo fare i conti con la macchina della burocrazia che è sempre particolarmente lenta: se la legge sarà approvata si parla comunque di interventi che saranno cantierati il prossimo anno. Nella migliore delle ipotesi.