Consumo del suolo “zero” e riqualificazione urbana, demolizione e ricostruzione sono i capisaldi della legge appena passata alla Camera e ora sulla via del Senato
Passare dal concetto a tutti noto di ristrutturazione a quello di rigenerazione urbana può sembrare un semplice esercizio di stile, tanto per allenare la conoscenza dei sinonimi, ma in realtà è molto di più. La recente approvazione alla Camera della legge che per comodità definiamo “Consumo del suolo zero entro il 2050” implica infatti con buone probabilità un cambiamento diremmo quasi radicale delle prospettive del settore dell’edilizia e delle costruzioni.
Premesso che stiamo parlando di un progetto che vedrà la sua ipotetica fine fra 34 anni, e che chi ci governa da qui ad allora avrà milioni di possibilità di modificarlo, rimane comunque il fatto che la legge propone incentivi, anche fiscali, alla rigenerazione urbana e di conseguenza anche a una edilizia di qualità, e se anche questa opportunità rimanesse attiva per qualche anno i benefici per l’intero comparto non mancherebbero.
Per sommi capi: i comuni sono invitati a progettare il riutilizzo delle aree dismesse o delle abitazioni per qualche motivo poco sicure o inagibili, prima di approntare progetti di espansione nel territorio, che dovranno essere motivati; si assegna al governo una delega per semplificare le procedure per gli interventi di riqualificazione delle aree degradate, e anche la possibilità di definire un regime fiscale di favore sugli oneri di urbanizzazione per la ristrutturazione edilizia. Inoltre, i comuni dovranno provvedere a un censimento degli edifici sfitti e delle aree dismesse per creare una banca dati.