Il piano per la messa in sicurezza del nostro paese, oltre agli indubbi benefici infrastrutturali, genererà la richiesta di nuove professionalità
Le cifre sono implacabili: nel nostro paese per decenni abbiamo speso circa 6 miliardi all’anno per riparare i danni causati da terremoti e alluvioni, ma senza mai progettare e rendere esecutivi piani di prevenzione. In sostanza, ci siamo sempre e solo occupati di mettere pezze qua e là, ma gli avvenimenti dei mesi recenti ci hanno dolorosamente detto che rammendare non è sufficiente.
Il governo ha finalmente stanziato 75 miliardi di euro per la prevenzione strutturale, un fondo ripartito negli anni che genera di fatto un nuovo mercato, quello della prevenzione e della messa in sicurezza delle infrastrutture del territorio, abitazioni,, scuole, edifici pubblici e privati compresi. Circa 10 miliardi sono destinati al dissesto idrogeologico, quasi 7 soccorreranno l’edilizia pubblica, 11,6 miliardi per la messa in sicurezza antisismica e l’efficienza energetica, 7 per la ricostruzione.
Il programma è chiaramente ambizioso, anche in considerazione delle nuove percentuali di agevolazioni fiscali definite per favorire al massimo gli interventi (fino all’85% per l’antisismica e fino al 70% per l’efficienza energetica).