Inettitudine e futili battaglie ideologiche stanno compromettendo ulteriormente la congiuntura del settore delle costruzioni. Penalizzando anche l’occupazione
Mentre le ultime notizie parlano di un settore delle costruzioni ancora una volta al palo, prigioniero della macchina burocratica e delle inferriate della “dialettica” politica, nel primo semestre 2018 perde il 2,7% di occupazione.
Le delittuoso scenette che tutti siamo costretti a sorbirci durante i vari telegiornali, oltre a non portare a nulla esasperano anche goi animi degli addetti ai lavori, che sarebbero tali se i lavori partissero. Un esempio fra i tanti: dopo 40 giorni dal drammatico crollo del ponte di Genova, i detriti sono ancora lì. Va bene le analisi, ma indubbiamente si esagera.
Il ministro Tria – ha recentemente sottolineato il presidente dell’Ance Gabriele Buia – sostiene che ci sono 150 miliardi disponibili. L’Ance ha contato opere per 27 miliardi che potrebbero ripartire subito. “Ripartire”, non “partire” perché sarebbero già in corso. Va bene che ogni governo deve scegliere le sue priorità, ma che almeno le opere già iniziate possano essere portate a termine.