Si ipotizzano 3 miliardi di euro da spendere già quest’anno per combattere il dissesto idrogeologico e per la manutenzione della rete stradale, mentre per sbloccare i cantieri c’è l’ipotesi di un decreto legge da concretizzare in tempi brevissimi
Continua frenetica (ci si permetta un po’ di facile ironia) l’attività del governo che, dopo aver firmato i decreti “InvestItalia” e “Strategia Italia”, oltre al piano nazionale per contenere il rischio idrogeologico, punta tutte le sue risorse cerebrali sulla centesima riforma del codice degli appalti, in due tempi, che ipotizziamo senza intervallo, perché quello lo stanno facendo da mesi.
Comunque, al di là della futile ironia – l’unica azione che comunque non grava sui conti dello stato – l’idea è quella di promulgare un decreto legge con le misure più urgenti (per esempio, far partire i cantieri) e quindi procedere con l’approvazione della legge delega e dei decreti attuativi, per riscrivere completamente la materia dei contatti pubblici. In sostanza, secondo le parole del ministro per le Infrastrutture, una norma sblocca cantieri urgente, che anticiperà i contenuti del nuovo codice degli appalti.
Non staremmo qui a ribadire noiosamente i temi del codice degli appalti e dei Lavori Pubblici se non fosse che, diversamente da quanto pensano i vertici di governo, gli stessi lavori pubblici non sono unicamente i grandi cantieri e le grandi opere, ma rappresentano il pane quotidiano di miriadi di imprese, distributori e produttori che ogni giorno hanno a che fare con la manutenzione della cosa pubblica nelle grandi città così come nei piccoli comuni. La burocrazia sembra limitare solo le grandi opere, ma in realtà bocca tutto, perché il principio, fatte anche salve alcune varianti e semplificazioni, è quello.
